Russia e Lettonia

Skrunda-1, Lettonia (Oksana Dzhadan, Ria Novosti/Afp)

Prima della sua dissoluzione, l’Unione Sovietica era circondata da una costellazione di città fantasma, trasformate in basi militari o in centri di ricerca d’importanza strategica che nessuna mappa segnalava.

Skrunda-1, per esempio, costruita negli anni settanta nella Lettonia orientale, ha rivestito per anni un ruolo di fondamentale importanza per l’Urss, essendo una delle principali basi d’intercettazione radar dei missili intercontinentali. Da Skrunda dipendeva la sicurezza di Mosca.

“Era da qui che partivano le informarzioni su eventuali attacchi statunitensi”, scrive El País. Prima di essere definitjvamente abbandonata, nel 1999, la città aveva raggiunto i cinquemila di abitanti e oggi, a vent’anni di distanza dal crollo sovietico, torna in mani russe, stavolta con metodi capitalisti. Ironia della sorte, infatti, il governo lettone, per uscire dalla crisi economica, ha promosso un piano di privatizzazione per accumulare capitale e attirare investimenti internazionali. Skrunda è stata quindi messa all’asta e venduta per 2,2 milioni di euro alla società russa Aleksejevskoe- Serviss.

L’agenzia statale responsabile della vendita ha dichiarato di non conoscere le intenzioni dell’acquirente ma solo che quest’ultimo dovrà rispettare le leggi del paese, e la notizia non è stata accolta favorevolmente in Lettonia. Il paese, come tutte le ex repubbliche sovietiche, guarda al proprio passato comunista come a una ferita ancora aperta. È significativo per esempio il fatto che 350mila persone residenti in Lettonia, cioè il 15 per cento della popolazione, non abbiano la cittadinanza lettone perché, in quanto russe o figlie di russi, rifiutarono di sottoporsi agli esami di lingua e storia richiesti per ottenerla.

via http://www.internazionale.it/home/?p=17192#more-17192

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