Russia: Medvedev, nuova dottrina per vecchi nemici

Appena un giorno dopo l’assenso di Bucarest al piano statunitense per il dislocamento di missili intercettatori a corto e medio raggio sul territorio rumeno a partire dal 2015, a Mosca il presidente Medvedev firma la nuova strategia militare della Federazione Russa. E’ il 5 febbraio, e durante i lavori del Consiglio di sicurezza il capo del Cremlino decreta l’entrata in vigore con effetto immediato della “Dottrina militare e principi basilari della politica statale nel campo della deterrenza nucleare fino al 2020”. Un documento atteso, figlio delle due precedenti dottrine partorite rispettivamente nel 1993 e nel 2000.

E come in quelle, anche in questa nuova strategia
bellica il nemico numero uno della Russia post-sovietica resta la Nato. Il blocco militare occidentale colpevole, secondo Mosca, di non aver affatto abbandonato le mire espansionistiche verso l’est europeo. Cioè verso i confini e gli interessi occidentali della Federazione, determinando per il Cremlino una delle principali minacce alla sua sicurezza. Al primo punto del paragrafo 8, infatti, tra le “Principali minacce esterne di guerra” il documento annovera: “il desiderio di investire il potenziale militare della North Atlantic Treaty Organization (Nato) con funzioni globali effettuate in violazione del diritto internazionale e di avvicinare le infrastrutture militari degli Stati membri della Nato ai confini della Federazione Russa, anche attraverso l’espansione del blocco”.

E di seguito, al quarto punto dello stesso paragrafo, la
nuova dottrina militare russa chiarisce che la sicurezza russa è minata anche “dalla creazione e implementazione di sistemi di difesa missilistici strategici che minano la stabilità globale e l’equilibrio delle forze in campo nucleare…”. Il riferimento al piano del presidente americano Obama di schierare i missili a stelle e strisce nella repubblica di Romania, sembra esplicito. Dopo aver rinunciato al progetto di scudo antimissile, previsto dalla precedente amministrazione Bush, in Polonia e Repubblica Ceca, la Casa Bianca ha convinto Bucarest ad ospitare i suoi intercettatori, con il presidente rumeno Basescu pronto a tranquillizzare il Cremlino dichiarando che i missili americani “non saranno diretti con la Russia.”

Appena un giorno dopo l’assenso di Bucarest al

Parole al vento, che Mosca non ha neanche ascoltato, sicura com’era e com’è di un utilizzo del sistema di difesa antimissile diretto al monitoraggio del suo territorio occidentale e contro i suoi arsenali bellici. Soprattutto nucleari. E sono proprio questi arsenali il fulcro della nuova dottrina militare di Mosca. A loro il Cremlino, o chi ne farà le veci, visto che il riferimento al presidente nel documento non è specificato, potrà ricorrere nel caso in cui la Federazione, o uno dei suoi alleati, subisca un attacco con armi atomiche o di distruzione di massa. O anche contro un attacco portato con armi convenzionali, che possa però compromettere l’esistenza stessa della Federazione.

Il documento firmato da Medvedev non contempla più
l’attacco atomico preventivo in caso di minaccia alla Russia, quasi a conferma di come Mosca si senta oggi più forte di dieci anni fa. Ma da una sua attenta analisi si capisce bene come il Cremlino riaffermi che il ricorso alle armi nucleari e al loro sviluppo resta una delle sue massime priorità. Oltre ai nemici, infine, la nuova dottrina militare cita esplicitamente anche gli amici della Russia. In primis la Bielorussia del sempreverde Lukashenka. Con l’ex repubblica sovietica Mosca è pronta a cooperare in campo politico-militare attraverso “lo sviluppo di forze armate nazionali e l’utilizzo delle infrastrutture militari”, così come “nell’elaborazione e il coordinamento delle misure per mantenere la difesa dello Stato dell’Unione…”

Oltre a Minsk si citano i paesi del Csto (Collective
Security Treaty Organization), quelli della Csi e della Sco, l’organizzazione di Shanghai per la cooperazione, della quale è membro emerito anche la Cina. Alcuni osservatori moscoviti pensano che questa nuova dottrina militare sia in realtà molto meno aggressiva delle precedenti. Ma basterà il suo carattere “pacifico” a non compromettere i colloqui russo-americani per una nuova edizione dello Start e per premere finalmente il tanto osannato bottone di reset?

Via http://temi.repubblica.it/limes/russia-medvedev-nuova-dottrina-per-vecchi-nemici/11024?h=0

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