Pёtr Il’ič Čajkovskij
Romeo e Giulietta Ouverture-fantasia (versione 1880)

Dmitrij Šostakovič
Concerto per pianoforte n.1 in Do minore op.35

Pёtr Il’ič Čajkovskij
Sinfonia n. 6 in Si minore op.74 Patetica

Tromba Alessandro Caruana
Pianoforte Angela Hewitt
Orchestra Sinfonica di Milano Giuseppe Verdi
Direttore Jader Bignamini

giovedì 9 giugno 2016 ore 20.30
venerdì 10 giugno 2016 ore 20.00
domenica 12 giugno 2016 ore 16.00

BIGLIETTI IN PROMOZIONE A € 13.00

Prenotazioni a: francesca.cremonini@laverdi.org
Entro martedì 8 giugno ore 15.00
Comunicando: nome ecognome, numero di biglietti desiderati e data prescelta. Indicare in oggetto: ASSOCIAZIONE ITALIA RUSSIA


 

CONFERENZA

Giovedì 9 giugno alle 18.00, nel Foyer della balconata prima del concerto, si terrà la consueta conferenza di presentazione nell’ambito del ciclo promosso in collaborazione tra Associazione Italia Russia e LaVerdi.

Il genio creativo e il dramma privato di Čajkovskij, da un lato, la sorprendente inventiva del giovane Šostakovič dall’altro. Sono i due aspetti della musica russa fra Ottocento e Novecento che il programma del concerto propone.
Con il celeberrimo Romeo e Giulietta Čajkovskij introduceva nel 1869 in Russia il genere del poema sinfonico che, a partire da Franz Liszt si era affermato in tutta Europa. Giungeva qui a uno dei suoi apici lo sforzo di creare un legame non solo esteriore fra musica e letteratura che Čajkovskij perseguì costantemente. Quasi venticinque anni dopo (1893), anche la Patetica, sua sesta e ultima sinfonia, ha un programma, un “argomento”, benché Čajkovskij lasci all’ascoltatore la facoltà di interpretare liberamente il significato dei suoni: è l’inno disperato e funebre alla vita che presto avrebbe perso, forse forzato al suicidio.
Scritto nel 1933, il Concerto per pianoforte, tromba e orchestra d’archi di Šostakovič è il primo di una serie di lavori per strumenti solisti, nato in un tempo di grande felicità inventiva, non ancora condizionata dalle accuse di “formalismo”. Lo si può riassumere nelle parole dello stesso Šostakovič: “voglio difendere il diritto di ridere all’interno della cosiddetta musica seria. Quando il pubblico ride a un concerto con musiche sinfoniche mie non sono turbato, al contrario me ne compiaccio”. Attraverso una fantasmagoria di citazioni da Beethoven a Prokof’ev e il ricorso a disparati materiali sonori (jazz, musica da ballo, esotismi percussivi), il pianoforte e gli inserimenti della tromba disegnano una incontenibile e musicalmente iconoclasta gioia di vivere.

 

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